sabato 27 maggio 2023

Qualche risposta ad alcune domande dei Colleghi ...

 
Debbo fare un post con qualche risvolto personale, cosa che non sono abituato a fare, ma vedrete che era necessario per rispondere alle richieste dei Colleghi. 
Da un po' di tempo (prima della pandemia, come idea, da quest'anno 2023 come progettazione effettiva) sto preparando una sorta di versione per Mac e Linux del seminario di Orazio Zingaro Come Lavorare al Meglio con le Immagini Peritali notoriamente focalizzato sui sistemi Winnows
In piena tradizione skunkworks, il progetto è indicato in codice come Orazio per Mac (e Linux), ma la denominazione è sfuggita al riserbo, ed il seminario è ormai colloquialmente conosciuto così anche nel mondo di fuori
Poiché la specificità dei sistemi UNIX semplifica (e non di poco) gli strumenti necessari, per fornire una ulteriore occasione di interesse al seminario, questo è preceduto da una introduzione sul concetto e la pratica della immagine forense. Il seminario si svolge attraverso una serie di filmati on demand, disponibilizzando anche una ragguardevole quantità di materiali (dalle slides alla normativa, e via elencando), come già fatto per il precedente sulla introduzione alla Riforma Cartabia (per periti), ancora disponibile per chi è interessato (http://www.peritare.it/libridelperito/seminari.html). 
Stessa sorte sta subendo il seminario Farsi Pagare, già annunciato al termine del seminario Cartabia.
Il problema - esclusivamente personale - che rende incerta la data di rilascio del seminario, è la mia salute: ho una grave forma infiammatoria della cervicale, con vertigini e quant'altro, che, non bastasse, si interseca con altri miei problemi, quasi impedendomi di lavorare - e vi prego di pensare cosa significa questo per un lavoratore autonomo, privo delle coperture sempre promesse dai politicos e mai avute. 
Un filmato sulle tre ore, da realizzarsi dopo la scelta e la elaborazione dei contenuti, oltre alla preparazione del materiale accessorio da rendere disponibile ai discenti, non è quindi alla portata delle mie correnti capacità. Oggi, proprio non ci riesco
Il seminario si farà, abbiate fiducia nella scienza medica e negli sciamani, ma purtroppo non in tempi brevi; ringrazio Orazio Zingaro per la disponibilità e i colleghi per l'interesse, ma devo pregarli di attendere fino a che io non sia in condizioni, almeno di poco, migliori.
 
 
Continuo, seppur lentamente, a elaborare concetti, ad accumulare materiali, ma non sono in grado di quagliare.
Tra le cose recentemente aggiunte, c'è una interessante risposta ad un quesito che spesso viene preso sottogamba, ma che (come spero di far vedere) consente poi di eviscerare molti concetti di base dell'imaging forense: ma la pellicola è meglio del digitale ?
Una risposta, semplice ed efficace, l'ha fornita il Disinformatico (Paolo Attivissimo) commentando due post dello youtuber Curious Droid, sulle riprese dei lanci della NASA, evidenziando (filmati allo schermo) come le immagini su pellicola delle missioni Apollo fossero superiori alle riprese digitali del lancio dell'Artemis. 
Curious Droid, anche grazie a una istanza FOIA richiedendo il materiale originale, ha però scoperto che la NASA esegue tuttora e sempre le riprese dei lanci su pellicola, Artemis compreso - e pubblica le immagini che dimostrano ictu oculi l'assunto.
Dal punto di vista della qualità dell'immagine, latu sensu, la pellicola è tuttora (e di molto) migliore del digitale, e i motivi della prevalenza assoluta delle immagini da sensore non sono assolutamente in una inesistente superiorità, ma sono legati a ben altre questioni.
[resta comunque da osservare che i filmati di Curious Droid su You Tube sono comunque riversati in digitale, e proprio per i motivi di prevalenza di cui un giorno discorreremo]

 
Nell'intanto, continuo ad alimentare il mio canale Telegram con contenuti che sembrano apprezzati,  così come cerco di continuare a pubblicare i miei libri.

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giovedì 23 marzo 2023

Tito Trojani


Dopo anni di ricerche, grazie anche al lavoro dell'Onorcaduti, sono riuscito a trovare l'Atto di Morte di mio prozio Tito Trojani, fratello di Felice (quello del Polo), Umberto (avvocato, tra l'altri il cassazionista di Mario Bruneri) e Ines (che sposò il maestro Remigio Strinati, nonno dell'oggi ben noto storico dell'arte).
 
Tito Trojani, caporale di fanteria, romano, morì di colera a ventitré anni, dopo averlo contratto presumibilmente in Libia, il 25 Agosto del 1915, nell'ospedaletto da campo stazionato a Villa Blanchis, a sud di Oslavia (GO).
I resti, traslati da Villa Blanchis, non risultano registrati al Sacrario di Oslavia, e quindi sarebbe, presumibilmente, collocato tra gli Ignoti.

Il ritratto di Tito Trojani qui allegato mi è stato gentilmente fornito da una cugina del versante Strinati. Avevo anche tre fotografie del prozio nella divisa coloniale bianca, ma qualcuno se le prese per farci giocare il bambino e non le ha mai restituite - cos'altro aspettarsi del resto da chi non ha mai minimamente partecipato, nemmeno moralmente, a queste ricerche (ma se trovi dei soldi, fammi sapere).
 
 


 

domenica 12 marzo 2023

 

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sabato 11 febbraio 2023

La Tenda Rossa (che Rossa mai fu) torna alla vista del pubblico

Dopo un lunghissimo restauro, ritorna visibile presso il Museo Scienza e Tecnologia di Milano la Tenda Rossa.

 La Tenda Rossa nella sua nuova collocazione tra le Collezioni di Studio del Museo Scienza e Tecnologia di Milano

La Tenda Rossa è la tenda sotto la quale trovarono rifugio i supersiti del Dirigibile Italia, rimasti sul  pack dalle 10:33 del 25 Maggio 1928.
L'Ultimo Volo è descritto da mio nonno, Felice Trojani, ne la Coda di Minosse, ovvero nel c.d. Minossino, L'Ultimo Volo. Un estratto lo potete leggere sul mio sito..

La Tenda fu progettata da mio nonno, dopo aver studiato le tende usate nelle spedizioni polari precedenti, e costruita dalla Ditta Moretti di Milano.
«È di tipo piramidale a bastone centrale, 2,75 x 2,75 m di base e 1 m di altezza, sovrastata da una piramide il cui vertice è a due metri e mezzo dal suolo. Ci si entra per un passo d'uomo circolare di un metro di diametro, con manica di chiusura contro il vento, fondo in seta gommata, intercapedine su tutte le pareti. Le pareti esterne ed il fondo sono di seta grezza, ma le pareti interne sono di seta azzurra, scelta contro l'oftalmia delle nevi, che trasforma l'interno in un ambiente riposante, sereno, quasi idilliaco, che fa dimenticare l'inferno che c'è di fuori.
La tenda, progettata per quattro persone, ne ospiterà invece nove (di cui due ferite alle gambe, Umberto Nobile e Natale Cecioni), Titina, parte della Radio e i suoi accumulatori.
Trojani monta l'asta centrale e drizza la tenda, mentre Mariano e Viglieri piantano i picchetti nel ghiaccio e tendono i venti, caricando i bordi con viveri ed altri pesi. Sul fondo si dispongono i cartoni che contenevano le carte di navigazione, il sacco a pelo tagliato ed aperto su cui vengono distesi Cecioni e Nobile, vicino a loro la stufetta catalittica accesa.»
Ecco, la tenda è di seta grezza, bianca, non rossa.

Un passo indietro: siamo nel 1928, ben lontani dall'altimetro acustico del Gossamer Albatross (derivato dal meccanismo di messa a fuoco della Polaroid, cortesia di Edwin Land) e dagli altimetri moderni. Per valutare l'altezza del dirigibile non sono sufficienti gli altimetri correnti, e si utilizza un sistema più efficiente.
Dalla navicella vengono lasciate cadere delle fiale di vetro, ripiene di fucsina (un colorante rosso-magenta, miscela pararosanilina-rosanilina, oggi utilizzato in istochimica e batteriologia; il nome fucsina è dato in onore dell'industriale Renard, traducendone il cognome in tedesco), e misurando con uno speciale cronometro realizzato a Roma da Hausmann il tempo di caduta, dal rilascio al momento in cui la fiala, rompendosi, colora di rosso il pack.

Per rendere meno invisibile la tenda dall'alto, i superstiti decisero di utilizzare le fiale  di fucsina sopravvissute alla caduta per disegnare sulla tenda un reticolo, assai largo, di linee rosse, come è rappresentto nella tavola che segue, di Walter Molino. Una volta stabilite le comunicazioni attraverso la Radio, i soccorritori seppero del reticolo rosso, ed i giornalisti coniarono il nome, la Tenda Rossa, rimasto come simbolo mediatico.
La luce continua fece svanire le delicate aniline in pochi giorni. Rossa, alla fine, mai lo era stata, tanto da deludere sistematicamente i visitatori che gli facevano visita al Castello Sforzesco.
E il colore, era quello dell'anilina sopravvissuta alla caduta, nonostante alcune fantasiose manifestazioni registrate negli anni, tra cui quella pubblicata su quotidiano Il Tempo dove si leggeva che la Tenda era stata dipinta col sangue dell'orso.

 Dalla Domenica del Corriere del 23 Febbraio 1964, una illustrazione di Walter Molino 
eseguita secondo le istruzioni di Felice Trojani (Roma, Collezione Privata)