sabato 11 febbraio 2023

La Tenda Rossa (che Rossa mai fu) torna alla vista del pubblico

Dopo un lunghissimo restauro, ritorna visibile presso il Museo Scienza e Tecnologia di Milano la Tenda Rossa.

 La Tenda Rossa nella sua nuova collocazione tra le Collezioni di Studio del Museo Scienza e Tecnologia di Milano

La Tenda Rossa è la tenda sotto la quale trovarono rifugio i supersiti del Dirigibile Italia, rimasti sul  pack dalle 10:33 del 25 Maggio 1928.
L'Ultimo Volo è descritto da mio nonno, Felice Trojani, ne la Coda di Minosse, ovvero nel c.d. Minossino, L'Ultimo Volo. Un estratto lo potete leggere sul mio sito..

La Tenda fu progettata da mio nonno, dopo aver studiato le tende usate nelle spedizioni polari precedenti, e costruita dalla Ditta Moretti di Milano.
«È di tipo piramidale a bastone centrale, 2,75 x 2,75 m di base e 1 m di altezza, sovrastata da una piramide il cui vertice è a due metri e mezzo dal suolo. Ci si entra per un passo d'uomo circolare di un metro di diametro, con manica di chiusura contro il vento, fondo in seta gommata, intercapedine su tutte le pareti. Le pareti esterne ed il fondo sono di seta grezza, ma le pareti interne sono di seta azzurra, scelta contro l'oftalmia delle nevi, che trasforma l'interno in un ambiente riposante, sereno, quasi idilliaco, che fa dimenticare l'inferno che c'è di fuori.
La tenda, progettata per quattro persone, ne ospiterà invece nove (di cui due ferite alle gambe, Umberto Nobile e Natale Cecioni), Titina, parte della Radio e i suoi accumulatori.
Trojani monta l'asta centrale e drizza la tenda, mentre Mariano e Viglieri piantano i picchetti nel ghiaccio e tendono i venti, caricando i bordi con viveri ed altri pesi. Sul fondo si dispongono i cartoni che contenevano le carte di navigazione, il sacco a pelo tagliato ed aperto su cui vengono distesi Cecioni e Nobile, vicino a loro la stufetta catalittica accesa.»
Ecco, la tenda è di seta grezza, bianca, non rossa.

Un passo indietro: siamo nel 1928, ben lontani dall'altimetro acustico del Gossamer Albatross (derivato dal meccanismo di messa a fuoco della Polaroid, cortesia di Edwin Land) e dagli altimetri moderni. Per valutare l'altezza del dirigibile non sono sufficienti gli altimetri correnti, e si utilizza un sistema più efficiente.
Dalla navicella vengono lasciate cadere delle fiale di vetro, ripiene di fucsina (un colorante rosso-magenta, miscela pararosanilina-rosanilina, oggi utilizzato in istochimica e batteriologia; il nome fucsina è dato in onore dell'industriale Renard, traducendone il cognome in tedesco), e misurando con uno speciale cronometro realizzato a Roma da Hausmann il tempo di caduta, dal rilascio al momento in cui la fiala, rompendosi, colora di rosso il pack.

Per rendere meno invisibile la tenda dall'alto, i superstiti decisero di utilizzare le fiale  di fucsina sopravvissute alla caduta per disegnare sulla tenda un reticolo, assai largo, di linee rosse, come è rappresentto nella tavola che segue, di Walter Molino. Una volta stabilite le comunicazioni attraverso la Radio, i soccorritori seppero del reticolo rosso, ed i giornalisti coniarono il nome, la Tenda Rossa, rimasto come simbolo mediatico.
La luce continua fece svanire le delicate aniline in pochi giorni. Rossa, alla fine, mai lo era stata, tanto da deludere sistematicamente i visitatori che gli facevano visita al Castello Sforzesco.
E il colore, era quello dell'anilina sopravvissuta alla caduta, nonostante alcune fantasiose manifestazioni registrate negli anni, tra cui quella pubblicata su quotidiano Il Tempo dove si leggeva che la Tenda era stata dipinta col sangue dell'orso.

 Dalla Domenica del Corriere del 23 Febbraio 1964, una illustrazione di Walter Molino 
eseguita secondo le istruzioni di Felice Trojani (Roma, Collezione Privata)