Dopo un lunghissimo restauro, ritorna visibile presso il Museo Scienza e Tecnologia di Milano la Tenda Rossa.
La Tenda Rossa è la tenda sotto la quale trovarono rifugio i supersiti del Dirigibile Italia, rimasti sul pack dalle 10:33 del 25 Maggio 1928.
L'Ultimo Volo è descritto da mio nonno, Felice Trojani, ne la Coda di Minosse, ovvero nel c.d. Minossino, L'Ultimo Volo. Un estratto lo potete leggere sul mio sito..
La Tenda fu progettata da mio nonno, dopo aver studiato le tende usate nelle spedizioni polari precedenti, e costruita dalla Ditta Moretti di Milano.
«È di tipo piramidale a bastone centrale, 2,75 x 2,75 m di base e 1 m di altezza, sovrastata da una piramide il cui vertice è a due metri e mezzo dal suolo. Ci si entra per un passo d'uomo circolare di un metro
di diametro, con manica di chiusura contro il vento, fondo in seta
gommata, intercapedine su tutte le pareti. Le pareti esterne ed il fondo
sono di seta grezza, ma le pareti interne sono di seta azzurra, scelta contro l'oftalmia delle nevi, che trasforma l'interno in un ambiente riposante, sereno, quasi idilliaco, che fa dimenticare l'inferno che c'è di fuori.
La tenda, progettata per quattro persone, ne ospiterà invece nove (di cui due ferite alle gambe, Umberto Nobile e Natale Cecioni), Titina, parte della Radio e i suoi accumulatori.
Trojani monta l'asta centrale e drizza la tenda, mentre Mariano e Viglieri
piantano i picchetti nel ghiaccio e tendono i venti, caricando i bordi
con viveri ed altri pesi. Sul fondo si dispongono i cartoni che
contenevano le carte di navigazione, il sacco a pelo tagliato ed aperto
su cui vengono distesi Cecioni e Nobile, vicino a loro la stufetta
catalittica accesa.»
Ecco, la tenda è di seta grezza, bianca, non rossa.
Un passo indietro: siamo nel 1928, ben lontani dall'altimetro acustico del Gossamer Albatross (derivato
dal meccanismo di messa a fuoco della Polaroid, cortesia di Edwin Land)
e dagli altimetri moderni. Per valutare l'altezza del dirigibile non
sono sufficienti gli altimetri correnti, e si utilizza un sistema più
efficiente.
Dalla navicella vengono lasciate cadere delle fiale di vetro, ripiene di fucsina (un
colorante rosso-magenta, miscela pararosanilina-rosanilina, oggi
utilizzato in istochimica e batteriologia; il nome fucsina è dato in
onore dell'industriale Renard, traducendone il cognome in tedesco), e misurando con uno speciale cronometro realizzato a Roma da Hausmann il tempo di caduta, dal rilascio al momento in cui la fiala, rompendosi, colora di rosso il pack.
Per rendere meno invisibile la tenda dall'alto, i superstiti
decisero di utilizzare le fiale di fucsina sopravvissute alla caduta
per disegnare sulla tenda un reticolo, assai largo, di linee rosse, come è rappresentto nella tavola che segue, di Walter Molino. Una
volta stabilite le comunicazioni attraverso la Radio, i soccorritori
seppero del reticolo rosso, ed i giornalisti coniarono il nome, la Tenda Rossa, rimasto come simbolo mediatico.
La luce continua fece svanire le delicate aniline in pochi giorni. Rossa, alla fine, mai lo era stata, tanto da deludere sistematicamente i visitatori che gli facevano visita al Castello Sforzesco.
E il colore, era quello dell'anilina sopravvissuta alla caduta, nonostante alcune fantasiose manifestazioni registrate negli anni, tra cui quella pubblicata su quotidiano Il Tempo dove si leggeva che la Tenda era stata dipinta col sangue dell'orso.
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