Dal 31 Dicembre 2014 (belle queste scadenze) è in vigore il deposito telematico anche per gli atti endoprocessuali.
Rinvio ad altre fonti per gli schemi operativi, le considerazioni che voglio fare sono altre, più generali, che investono l'intero processo di informatizzazione della Pubblica Amministrazione italiana.
Già l'aggettivo - pubblica - configura un ossimoro, giacché l'amministrazione sembra procedere per sé stessa, non nell'interesse di chi dovrebbe servire, il pubblico. Uno per tutti, il decadimento dell'obbligo di scrivere in un italiano non dico corretto, ma decente e comprensibile in ogni e qualsiasi norma ed atto.
Pubblica e non solo, giacché anche banche, industrie, società di servizi seguono tale informativa ispirazionale.
Pubblica e non solo, giacché anche banche, industrie, società di servizi seguono tale informativa ispirazionale.
Del modo della informatizzazione nella Pubblica Amministrazione italiana ne accenno regolarmente in lezioni e seminari, osservando che per effettuare una dichiarazione dei redditi sono necessari e sufficienti una decina di dati: la stringa del Codice Fiscale (altro teratoma burocratico), gli importi dei redditi e delle detrazioni/deduzioni/passività suddivisi per imputazioni ed eventualmente le stringhe di alcuni dati eventualmente mutati rispetto a quelli già in possesso della amministrazione. Da questi pochi dati è possibile calcolare immediatamente le imposte da pagare e redarre un unico prospetto (una pagina A4, per il 90% dei soggetti interessati) che riassuma i calcoli.
E invece, NO: bisogna riempire il modello UNICO "telematico", una ventina di fogli A4. Riempire, non fornire semplici insiemi di dati, perché la informatizzazione in Italia consiste nella replica del cartaceo, con l'aggiunta di ulteriori oneri logici (altro ossimoro) e procedurali.
Non sfugge a questa logica nemmeno l'informatizzazione della Giustizia (la dizione processo è abusante, poiché nulla cambia nei principi procedurali, cambia solo la modalità di presentazione degli atti; le scelte fatte corrispondono ad una replica della rappresentazione iconica, dalla carta al PDF - nativo, altro pseudoneologismo).
Il risultato è nella nostra esperienza quotidiana: dagli utenti in senso lato (avvocati, periti, cittadini) che spesso non hanno quel minimo di nozioni operative necessarie per operare nella nuova forma alla gestione che procede con interpretazioni variopinte e localizzate (la procedura ormai cambia da canecelleria a cancelleria) e priva di indirizzi e schemi procedurali comuni. Tra le tante, pescando nel mucchio, si aspetta ancora un qualche indirizzo che finalmente preveda la gestione delle eccezioni tecniche, dai guasti di rete alla garanzia della robustezza del software messo a disposizione.
Il risultato è nella nostra esperienza quotidiana: dagli utenti in senso lato (avvocati, periti, cittadini) che spesso non hanno quel minimo di nozioni operative necessarie per operare nella nuova forma alla gestione che procede con interpretazioni variopinte e localizzate (la procedura ormai cambia da canecelleria a cancelleria) e priva di indirizzi e schemi procedurali comuni. Tra le tante, pescando nel mucchio, si aspetta ancora un qualche indirizzo che finalmente preveda la gestione delle eccezioni tecniche, dai guasti di rete alla garanzia della robustezza del software messo a disposizione.
Qualcuno, ogni tanto, ricorda la mia formazione fisico-matematica, ed il fatto di essere un nativo digitale (vero, non di quelli sois-disant che abbiamo oggi in giro). Ai miei tempi, si doveva fare tutto, non si poteva prendere una app ed usarla, senza nemmeno capire come funziona e come fa a funzionare - oggi ti chiedono che programma usi, non che algoritmi hai scelto.
Allora, eravamo limitati (sic est) dalla capacità delle memorie disponibili, per dirla in termini brutalisti: avevamo i kappa, mica i tera odierni. Da qui la necessità di capire cosa e come lo si faceva, e di trovare le vie economicamente migliori per risolvere un dato problema.
In topografia (ed in tutta l'ingegneria, in generale) gli studenti erano massacrati dai passaggi che costruivano le formule da utilizzare praticamente. Tanti e tali passaggi erano necessari per ottenere formule finali per quanto possibile monomie, giacché il calcolo veniva effettuato coi logaritmi; uno dei villain erano le formule di prostaferesi (Werner) che consentono di trasformare somme e differenze di funzioni trigonometriche in prodotti di queste - le formule monomie, per l'appunto.
Bene per il calcolo logaritmico, ma per il calcolo automatico? L'implementazione di buona parte dei problemi - e qui arrivo al punto - era più facile, con meno memoria impegnata, calcoli più veloci e minore propagazione degli errori utilizzando le formule originarie, polinomie, anziché quelle traformate (prostaferesi, Werner, Briggs...) in monomie.
Questi ragionamenti preliminari non si fanno più: non si comprende che il modello UNICO cartaceo è da abbandonare, che non ha più senso riempire un modulo al computer come se fosse sempre di carta, anziché comunicare i dieci valori di cui all'introduzione, velocizzando, semplificando, economizzando. E così via, anche per la Giustizia.
Questi ragionamenti preliminari non si fanno più: non si comprende che il modello UNICO cartaceo è da abbandonare, che non ha più senso riempire un modulo al computer come se fosse sempre di carta, anziché comunicare i dieci valori di cui all'introduzione, velocizzando, semplificando, economizzando. E così via, anche per la Giustizia.
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