Spesso abbiamo parlato della nefanda pratica del tagl'incolla, in perizia ed in traduzione, anche se con il riguardo dovuto al tagl'incolla acritico e parassitario, il veritable roi del pollaio.
Abbiamo anche parlato del Diritto d'Autore in ambito peritale, ben differenziando tra quello che è l'ambito strettamente giudiziario e quello del mondo-di-fuori, ma ricordando sempre che l'attribuzione è una entità che non va mai ignorata.
Debbo segnalare, molto seriamente, la notizia della causa intentata in Brasile dall'Editrice Landmark contro la traduttrice e blogger Denise Bottmann.
Denise Bottmann è l'autrice del blog Não Gosto de Plágio, dove, sempre con il tono e la documentazione degna di una Perizia di Traduzione, ha pugnacemente denunciato la cattiva pratica editoriale e pseudoprofessionale dell'utilizzo delle altrui traduzioni senza il riconoscimento dei relativi diritti morali e materiali.
Per chi pratica le aule di Giustizia è normale imbattersi in traduzioni prese tal-quali da edizioni ormai esaurite, per ampi estratti quando non tal-quali, appunto, errori di stampa compresi.
Il processo avviato dalla Landmark contro Denise Bottmann ha però alcuni aspetti inquietanti, che riguardano le libertà civili di ogni cittadino, non limitandosi al semplice argomentare sull'esser stati trovati o meno con il naso dentro il barattolo della marmellata.
L'editrice ha richiesto, oltre ad un esorbitante indennizzo per presunti danni subiti, la chiusura del blog (in rispetto, udite udite, del diritto all'oblio) quale provvedimento d'urgenza antecausa, invocando la necessità di tutelarsi da ulteriori danni. Un settecento, diremmo da queste parti.
In appoggio a Denise Bottmann, è stato aperto un blog, apoiodenise, e avviata una petizione, che ad oggi è intorno al migliaio di sottoscrizioni.
Sul blog citato è anche disponibile l'intera documentazione sul caso, per chi crede che siamo ancora nel migliore dei mondi possibili.
Cari colleghi, orsù, fate vedere che ci siete.
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