mercoledì 12 novembre 2014

Calligrafico! ...

Calligrafico!
L'insulto più comune nelle controdeduzioni in perizia grafica, con buon distacco su tutti gli altri - e non solo perché rientra nello scrimine degli artt. 51 e 598 c.p.
Ma i calligrafi veri, avevano già ben chiaro tutto il problema.
 
 
 Non è già sul raffronto della struttura delle singole lettere che deve volgere unicamente i suoi Studi per dedurre la falsità o la genuinità del carattere; giacché, se si procedesse in tal guisa, le perizie grafiche, il più delle volte, anziché servire alla giustizia come mezzo a scoprire la verità, finirebbero a riuscire comode ai falsari. Di fatti se uno sciagurato che abbia versatilità e spiccate attitudini di mano, volesse compromettere un onest’uomo, non gli riuscirebbe difficile di ottenere il suo intento, quando la perizia grafica basasse sopra le somiglianze estrinseche delle scritture.
Ben fatto che un contraffattore adopera tutta la sua abilita a riprodurre il meglio possibile la forma delle altrui scritture; per la stessa ragione che l’autore di un’alterazione ha interesse di svisare la propria scrittura e toglierle i termini necessari agli studi comparativi. Perciò se nella superficiale somiglianza o divergenza della configurazione delle lettere si fondasse il giudizio peritale, sarebbe molto pericoloso l'affidarsi al verdetto che ne risulterebbe.
[…]
È noto che la scrittura d’ ognuno, in ispecie se corrente o corsiva, è una produzione naturale della mano che agisce a norma della sua Speciale organizzazione e d’inveterata abitudine. Ogni mano di scritto ha agenti suoi propri, i quali determinano la caratteristica di quella scrittura: così la Voce ha agenti suoi propri che influiscono sul'articolazione, producendo quelle individuali maniere per cui la Voce di ognuno e chiaramente distinta dalla Voce degli altri.
Non può darsi per conseguenza che scritture di diverse mani siano tra loro sostanzialmente uguali, come non può darsi che i tratti del viso di una persona siano identici a quelli di un altra. Risulta adunque, che ogni scrittura ha una sua speciale fisionomia, la quale, malgrado le eventuali modificazioni od alterazioni dell’età, o delle infermità, non può a meno di palesarsi. E appunto come la fisionomia di un individuo che, inoltrandosi negli anni, o avendo patite sofferenze, ha alterate le fattezze del viso, è macilento; ma non per questo egli ha mutato il proprio tipo individuale, da rendersi ai fatto irriconoscibile.
Pertanto alle superficiali rispondenze nella struttura delle lettere il perito non attribuirà che un valore secondario, e vorrà volgere invece tutta la sua attenzione sopra dati di ben maggiore importanza.
[…]
Benché i migliori riconoscano che l’arte peritale grafica consiste nella disamina delle caratteristiche sopra enunciate, pure non è raro il caso di sentire nelle pubbliche udienze sostenere una tesi calligrafica, basando i giudizi su certi rilievi accessori, sul superficiale aspetto della conformazione di qualche lettera, e su certi particolari di poco o di nessun valore intrinseco; e se la facondia dell'espositore è tale da impressionare chi lo ascolta, pur troppo l' effetto è ottenuto, e si riesce a conclusioni contrarie alla realtà dei fatti.
da Sul valore delle Perizie Calligrafiche, considerazioni di Giovanni Thevenet - Stabilimento Tipografico Ditta Giacomo Agnelli, Milano 1885

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